Ecco perché Tik Tok, l’app da 7 miliardi di fatturato, vuole i dati dei vostri figli

Pronta ad aprire gli uffici in Italia la piattaforma mobile per video brevi dedicata ai giovanissimi della cinese Bytedance: punta su campagne e creatività, ma preoccupa l’uso dei dati di un miliardo di utenti

Se avete un figlio o una figlia pre-adolescente, sapete di cosa stiamo parlando. Tik Tok non è Instagram, non è Facebook e neppure Snapchat. È stata scaricata da più di un miliardo di persone e ha più utenti mensili di Snapchat e Twitter.

Come tengono però a precisare i manager dell’azienda cinese, non è un social network ma una piattaforma mobile per video brevi. Se li studi con l’occhio adulto sono pressoché incomprensibili. Video brevi, da 15 secondi o meno, dove super-giovani ballano e cantano, improvvisano parodie di film famosi o inventano scenette che probabilmente sono anche buffe. Si scorrono con il dito sul telefonino e l’effetto assuefazione, anche per un adulto, è immediato. Sembrano tutti uguali ma continui lo stesso a guardarli. Se volete avere un’idea provate a seguire Cecilia Cantarano, 20 anni. Sembra uscita da un cartone della Disney. È giovane, simpatica e sempre positiva. Strappa un sorriso facile senza mai essere volgare.

Dietro c’è Beijing ByteDance Technology Co Ltd meglio conosciuta come Bytedance. Nei primi sei mesi di quest’anno avrebbe registrato un giro d’affari spaventoso, intorno a sette-otto miliardi di dollari. È stata recentemente valutata oltre 75 miliardi di dollari e a giugno ha dichiarato 1,5 miliardi di utenti attivi al mese.

Per la cronaca, nascono per il mondo occidentale con l’acquisizione del social network musical.ly. Hanno comprato i diritti di canzoni musicali per giovanissimi e sono da dodici mesi presenti sul mercato europeo. Ora stanno arrivando in Italia, apriranno a breve, entro l’anno, gli uffici qui da noi con l’intenzione di diventare una sorta di azienda creativa al servizio dei brand. I soldi, spiegano a Il Sole 24 Ore, intendono farli con le aziende lanciando delle campagne virali. Si chiamano hashtag challenge, sono competizioni online dove si stimolano gli utenti a giocare, ballare o esibirsi a tema. La creatività (e l’audience da raggiungere) ce la mette Tik Tok che intende per questo affidarsi a creativi locali. Gli utenti giocano. E i brand raggiungono un pubblico piuttosto difficile da intercettare, che va dai 18 ai 25 anni.

In realtà i frequentanti sembrano molto più giovani. Anche se l’azienda ufficialmente dichiara di volere puntare su maggiorenni. Tuttavia, come molte mamme e papà sanno, è una app consigliata per utenti di età superiore ai 13 anni. Recentemente è stata sanzionata negli Stati Uniti per violazione del Children’s Online Privacy Protecion Act con una multa di 5,7 milioni di dollari per non aver vigilato sul rispetto delle condizioni. All’azienda, nel dettaglio, sarebbe stato contestato il fatto di non aver bloccato contenuti condivisi da utenti che avevano palesemente un’età inferiore ai 13 anni.

Per il loro debutto in Europa i manager della società dichiarano di avere investito molto per creare un «ambiente positivo nel quale gli utenti si sentano sicuri e a proprio agio. Allo stesso modo – scrivono – prestiamo grande attenzione ai dati dei nostri utenti e siamo costantemente impegnati per assicurare una gestione sicura. Le Linee guida della community e i Termini di Servizio contengono tutte le informazioni per un uso appropriato della piattaforma».

«Effettivamente – sottolinea Vincenzo Cosenza, esperto di social media e responsabile marketing di Buzzoole – non sono un social network come Facebook o Twitter. Il servizio funziona anche se non ti registri, per suggerirti i video divertenti utilizza pochissime informazioni di contesto oltre naturalmente alle tue interazioni. Merito dei loro algoritmi di intelligenza artificiale che sono molto avanzati. Per ora però sembrano meno interessati a sapere chi sei per fornirti pubblicità personalizzata e più a tenerti agganciato al flusso di video».

Non è ancora chiaro per quali scopi vengano usati i dati e i video che pubblichiamo sulla loro piattaforma. In una inchiesta pubblicata dalla rivista New Yorker, Bytedance sostiene che queste informazioni servirebbero per migliorare i sistemi di riconoscimento facciale per creare nuovi filtri (rispetto a Snapchat il servizio offre numerosissimi effetti speciali per truccare il volto, ndr). Tuttavia, il sospetto che ricade un po’ su tutte le aziende cinesi è che queste immagini servano anche per altro, ad esempio per migliorare i sistemi di videosorveglianza su cui Pechino avrebbe una leadership tecnologica. Per quanto possa essere suggestivo immaginare servizi di intelligence occupati ad analizzare balletti e coretti di adolescenti, le stesse preoccupazioni sono state espresse per FaceApp e per l’app Zao o per certi versi per Facebook quando ha lanciato il servizio di riconoscimento facciale.

I contenuti di Tik Tok sono ad oggi leggeroni e scherzosi. Ed è questo forse il limite commerciale di questa iniziativa. «La loro forza e il loro limite – spiega Vincenzo Cosenza – è proprio quello di essere un prodotto per giovanissimi che parla ai giovanissimi. Almeno finora, chi è più adulto fatica a trovare un motivo di interesse». Il prodotto, in questo caso, non sei tu adulto, sono loro.

fonte: Il Sole 24 Ore 

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